Il Diritto del non voto. I cinque referendum su lavoro e cittadinanza non hanno ottenuto il quorum, l’asticella della partecipazione al voto si è fermata al 30% (venti punti sotto rispetto alla soglia richiesta). Indubbiamente una sconfitta per i promotori, soprattutto rispetto alle aspettative. Di fronte alla sconfitta la tentazione per tanti non è stata quella di riflettere sull’accaduto ma di puntare il dito contro il 70% di italiani brutti, sporchi e cattivi che hanno disertato le urne.
Io ho votato e l’ho fatto con convinzione dopo aver studiato i quesiti ma non mi sogno neanche lontanamente di dare la colpa del flop a chi non si è recato alle urne additandoli come ignoranti, venduti al governo, fascisti, nemici del popolo e della democrazia, incapaci di leggere e men che mai esprimere un’opinione di senso compiuto.
L’assunto è questo: poiché non avete la mia stessa opinione sull’andare a votare allora siete “sbagliati”. E giù dichiarazioni al confine con l’idea di togliere il diritto di voto a chi “non se lo merita”, magari ipotizzando che, se fossimo noi a decidere, toglieremmo questo diritto in base al quoziente intellettivo, alla percentuale di fake news pubblicate nei profili social, al numero di libri letti in un anno e ai congiuntivi sbagliati. E come si fa a dividere gli elettori bravi da quelli cattivi? Li sottoponiamo ai test Invalsi? E chi decide le domande? Li si interroga a saltare in storia e geografia?
Prima di tornare all’epoca post rivoluzione francese (dove il suffragio universale durò poco fin quando non arrivò il direttorio), vale la pena ricordarsi che in Italia il diritto al voto fu a lungo legato al censo e all’istruzione e, fino al 1946, escluse le donne.
Il Diritto del non Voto raggiunge il quorum.
Non è la prima volta e non sarà l’ultima volta che un referendum abrogativo non raggiunge il quorum. In questo caso c’è da dire che era stato caricato, da entrambe le tifoserie, di un significato politico che andava oltre lo spirito stesso del referendum abrogativo che è quello di cancellare del tutto o in parte una legge votata dal Parlamento. Si tratta di eliminare una norma o parte di essa, questo è lo spirito del referendum, battaglie su temi che interessano la vita del Paese, non crociate contro il governo di turno.
A mio modesto parere sarebbe più opportuno riflettere su alcuni aspetti più che accusare chi non ha votato.
- Il diritto al voto è anche diritto di non votare
- Magari chi non ha votato per abrogare una norma lo ha fatto per mille motivi anche quello più banale che a cambiare la legge può essere il Parlamento (li abbiamo eletti per quello)
- Ha una visione diversa del Paese rispetto ai promotori del referendum
- Non era interessato ad un quesito troppo tecnico in un mercato del lavoro cambiato e in cui l’urgenza è il mancato adeguamento dei salari rispetto al mondo.
- Nell’Italia dei nuovi poveri magari un referendum sull’abolizione della partita iva sarebbe stato un plebiscito.
- Un referendum sostenuto dal Pd per abrogare una legge voluta dal Pd quando era al governo magari è sembrato un modo per rese dei conti interne al centro sinistra e nuove e vecchie ambizioni.
- Il quesito sull’Autonomia differenziata, che tutti sentono sulla pelle, avrebbe sicuramente portato gli italiani alle urne, ma è stato bocciato dalla Consulta.
- Chi ha detto che gli oltre 12 milioni di cittadini che hanno votato sono di sinistra? Il lavoro e la cittadinanza sono esclusiva della sinistra?
- Si votava su norme su licenziamenti illegittimi e cittadinanza non sul gradimento o meno di Giorgia Meloni
- La percentuale di sì e di no al quesito sulla riduzione degli anni per ottenere la cittadinanza italiana deve far riflettere (a maggior ragione se si ritiene che abbiano votato solo gli elettori di sinistra e non i brutti e cattivi di centro destra).
- Magari si preferisce lo ius scholae per dirne una.
- Non è la prima volta che un referendum abrogativo non raggiunge il quorum e siamo sopravvissuti sia noi che la democrazia.
- Abbassare la soglia del quorum è come portarsi via la palla dopo aver perso una partita.


