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Un avviso per soli uomini. Lo strano caso del bando per soli uomini al Policlinico di Messina stupisce ma non tanto ( e aggiungo purtroppo).

Di concorsi, selezioni, bandi, avvisi pubblici fatti su misura sono piene le cronache quotidiane e gli uffici dei Tar di tutta Italia. Non ci si abitua mai all’indignazione ma ogni tanto colpisce la sfacciataggine.

La cronaca narra di un bando pubblicato dal Policlinico il 20 marzo con scadenza termini presentazione delle domande il 3 aprile, per una borsa di studio da 40 mila euro lordi per un anno. La borsa di studio per under 40, finanziata con i fondi del Pnrr, è per un progetto volto a migliorare, attraverso tecniche sempre più avanzate, la prevenzione del cancro al seno in donne ad alto rischio. Il bando prevedeva oltre ai requisiti generali e quelli specifici anche l’appartenenza al “genere maschile”.

Strano il bando per “soli uomini”

La notizia finisce sulla stampa “a babbo morto”, ovvero l’ 8 aprile, quando il termine per presentare la domanda è scaduto, e senza l’eco che ne è scaturito il bando sarebbe andato regolarmente in porto.

Il Policlinico Universitario di Messina al centro della bufera corre ai ripari spiegando che si è trattato di un “refuso”, corregge il bando e riapre i termini. L’Università di Messina prende le distanze chiarendo che la procedura riguarda esclusivamente l’Azienda Policlinico.

La storia del “refuso” è una pezza peggio del buco.

Un refuso è un errore di battitura, una lettera in più o in meno, un carattere diverso, una virgola sbagliata. Scrivere al punto 6 dei requisiti richiesti “genere maschile” è un elefante di colore celeste nel salotto di casa. Chi predispone il bando non può non accorgersene.

Se anche avesse fatto un copia incolla di un bando dei secoli del Nome della Rosa quando le donne non contavano nulla avrebbe dovuto scriverlo in latino e metterci un sigillo in cera lacca.

Un concorso per soli uomini finanziato con soldi del PNRR che ha tra gli obiettivi la riduzione del gender gap e per di più per un progetto scientifico (dove il gap è ancora più ampio) e in ambito particolarmente sensibile come la prevenzione del cancro al seno, non può passare inosservato neanche al più sbadato degli impiegati (per non dire del rup).

E infatti, a dimostrazione che di refuso non trattasi, si scopre che sette giorni dopo la pubblicazione del bando, il 27 marzo, la responsabile scientifica del progetto segnala l’elefante nella stanza e chiede urgentemente la correzione. Cosa che non avviene perché, evidentemente, quell’elefante (maschio ovviamente), è là che deve stare.

Siamo abituati ai bandi sartoriali nei quali il diavolo è nei dettagli che corrispondono sempre a qualcuno. Il mondo universitario italiano ma non solo ha un campionario vastissimo quanto a varie forme di nepotismo, clientelismo, favoritismo. Spesso ho pensato che prima o poi uno di questi concorsi su misura avrebbe previsto le iniziali del destinatario dell’abito, o il peso. Se non altro si risparmia la fatica agli altri di presentare domanda e studiare.

Insomma, sarebbe più dignitoso e meno ipocrita: “Per questa selezione il requisito specifico è un tatuaggio tribale nell’avambraccio sinistro”.

Certo non voglio dire che al Policlinico il requisito per soli uomini sia uno di questi casi su misura. Non oserei mai. Ma, per ironizzare, potremmo azzardare l’ipotesi di un concorso sartoriale che non ce l’ha fatta…